Le nostre piante grasse con il calore di luglio entrano in una fase di quiescenza. Fermano cioè il loro sviluppo e attendono momenti.. meno caldi.

Lo fanno per lo stesso motivo per cui sono famose. Non hanno bisogno di acqua, si dice, e non è esattamente vero. Il loro luogo di origine in realtà è molto inospitale: le troviamo nei deserti e nelle zone più aride del pianeta. La loro strategia, messa a punto da millenni di evoluzione, consiste nell’accumulare l’acqua quando è disponibile ed evitare di disperderla quando fa caldo.

Per questo le loro foglie si sono trasformate in spine e i loro fusti sono tali da poter accumulare l’acqua che riescono a trovare. Dalle spine, nei periodi caldi, l’acqua non riesce quasi ad evaporare e loro resistono per giorni, mesi, usando solo l’acqua di cui hanno fatto scorta.

In luglio-agosto, dicevamo, entrano in quiescenza; fa troppo caldo e loro chiudono la saracinesca, per evitare di disperdere l’acqua che posseggono. La riapriranno appena la temperatura diventa più mite, tornando a vegetare a settembre. Fino ad allora, inutile bagnarle ed inutile anche concimarle.

Tra settembre e ottobre invece dobbiamo tornare ad annaffiarle, ma non come se fossero piante marziane. Dobbiamo bagnarle come piante comuni; l’importante è che il terreno in cui affondano le radici non trattenga l’acqua, sia molto sabbioso e possa essere inumidito senza alcuna possibilità di ristagno.

Per il resto bagniamole: come potrebbero accumulare acqua se non gliela forniamo? Senz’acqua resistono sì, ma non si sviluppano. L’errore comune è dar loro poca acqua e invece amano il terreno umido come qualsiasi altra pianta.

In inverno poi, mettiamole in un luogo luminoso, ma freddo (una cantina davanti alla finestra, nel box, nel pianerottolo delle scale, Le piante grasse devono sentire il freddo dell’inverno, altrimenti non fioriscono a primavera. Non bagniamole in inverno, ma riprendiamo ad annaffiarle normalmente in primavera. Ci daranno grandi soddisfazioni.