La Vispa Teresa avea tra l’erbetta a volo sorpresa gentil farfalletta…

Dovremmo tutti fare, ogni tanto (non sempre magari) essere un po’ come Vispa Teresa, il personaggio della poesia composta nel 1850 da Luigi Sailer e diventata, come diremmo oggi, un best seller, in cima alle classifiche per decenni. Non si chiede ovviamente di saltellare tra l’erbetta, cosa magari che  a una certa età ci può risultare difficile e forse anche pericolosa. Quanto piuttosto di sorprenderci più spesso di fronte alle meraviglie che ci offre anche un semplice prato in fiore.

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Quand’è stata l’ultima volta che ci siamo soffermati ad osservare e a considerare il numero e la varietà di specie che vi crescono? Lo chiamiamo prato, ma quante specie lo compongono? E questi numerosi fiorellini che di tanto in tanto occhieggiano tra il verde o, in alcuni casi, creano macchie vistose e inaspettate tra l’erba? Cosa sappiamo di queste piante? Si dirà: sono piante minori, spontanee, forse primitive. La nostra attenzione va alle specie coltivabili, dalla fioritura definita, dall’effetto scenico calcolabile…

E invece varrebbe la pena sorprenderci di più, come la Vispa Teresa, di quelle piccole cose che vivono nel prato dietro casa, lungo i bordi delle strade, nei campi incolti, dove la Natura, fa di testa sua. Scopriremmo, ad esempio, delle piantine quasi insignificanti che producono in questo periodo dei fiorellini rosa-violacei; li vediamo a larghe macchie nei prati vicino a casa, un po’ ovunque. Si chiama Lamium purpureum, conosciuta anche come falsa ortica perché le foglie, benché più piccole, vi assomigliano (senza essere però urticanti).

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Fermiamoci e osserviamola da vicino: scopriremmo che i fiorellini che ne compongono l’infiorescenza hanno la forma tipica di una bocca spalancata. In fondo alla “gola” ci sono i pistilli con il nettare e sul “palato” c’è una striscia di polline rossiccio. Facile dire che in Natura tutto si è evoluto casualmente, ma studiando questo piccolo fiore, potremmo scoprire che ogni bocca è grande giusto quanto basta per accogliere un bombo (il maschio dell’ape) che vi si introduce quasi per intero per succhiarne il nettare. Con il risultato di sporcarsi del polline che finirà col trasportare su altri fiori. Un meccanismo geniale di cui dovremmo quotidianamente sorprenderci.

Ma spostandoci appena un po’ più in là sullo stesso prato, potremmo imbatterci in fiorellini gialli, all’ombra di una pianta, deliziosi nella loro semplicità: sono dei ranuncoli (Ranunculus ficaria il nome botanico). Si tratta di bulbose spontanee che possono colonizzare piccole aree umide e ombrose. Non chiedono nulla, ma sanno rallegrare e sorprendere chi si sofferma ad osservarle.

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E se siamo disposti a farci sorprendere, scopriremmo che si affidano alle api e agli insetti per la loro spontanea moltiplicazione. Lo “zuccherino” in questo caso è affidato a un composto oleoso e dolciastro che ricopre i semi. Caduti a terra, attirano le formiche che li trasportano lontano quanto basta per succhiarne la parte zuccherina, lontano quanto basta per fa nascere nuove piantine qualche metro più in là della pianta madre. Semplice, geniale, sorprendente.

È primavera: lasciamoci sorprendere dalla natura. Sorrideremo e staremo meglio anche con noi stessi.