La mia vicina mi invita un giorno a casa sua, ci parliamo di solito attraverso il balcone: io commento i suoi fiori e lei fa lo stesso con i miei.. per togliere ogni dubbio sul tenore di questo post, presente il marito.

“Lei che è così bravo” comincia sempre così quando c’è una fregatura “Ci aiuta a togliere quel vaso dal portavaso, perché in due non ci riusciamo”. “Possibile?” mi dico, ma sono sempre più convinto che ci sia la fregatura.
In effetti il vaso, una cassetta da 40-50 cm, di quelle tradizionali, infilata nel suo portavaso di metallo, non ne vuole sapere di uscire. Ormai si è deformata talmente che preme lungo i bordi e non basta tirare per estrarla, bisogna mettersi in due. Èd è così che mentre uno preme lungo i bordi e l’altro cerca di sollevare, la cassetta, tra i gridolini della vicina (e moglie di quello che tirava), esce. Un vaso d’epoca? No, comprato la primavera scorsa; che detta così può sembrare tanto tempo, ma sono solo quattro mesi fa. “Ha fatto un bell’affare signora” accenno io davanti al bianchino offerto per sdebitarsi dell’aiuto e forte della sua candida ammirazione: “se usava un sacchetto di plastica era quasi meglio”, perché è bello ogni tanto essere cattivi.
Torno a casa, esco quasi subito per andare al supermercato, acquisto un vaso di quelli da spendere poco (il bello della vacanza è che puoi riempire il tempo di una giornata con qualsiasi cosa ti venga in mente) e faccio una prova: cerco innanzitutto un cassetta delle mie, come la Fioriera Natura Colorata di  Bama, della stessa misura. Le metto tutte e due sul tavolo e le misuro scrupolosamente con il centimetro: 14 cm sul lato corto interno, misurato ai bordi e al centro. Le due cassette sono pressoché uguali.

Fioriera Natura colorata

Riempio entrambi i vasi con della terra nuova di sacco (nell’aprire il sacco nuovo mi sembra di essere un giocatore di poker mentre apre il pacchetto delle carte – in vacanza basta poco per far contento un uomo). Verso quindi un litro di acqua in ogni vaso, badando di distribuirla bene su tutta la superficie e attendo (il tempo non mi manca). E torno a misurare con pervicace scrupolo: è il momento della verità.

Le differenze sono già visibili a occhio nudo: il mio vaso, quello della Bama, sotto il peso della terra e dell’acqua, si è appena mosso al centro (questione di millimetri), quell’altro è paurosamente spanciato. Non vi dico i risultati (ve l’ho detto che oggi sono cattivo); provate da voi se non ci credete. Intanto so già cosa regalare alla vicina…