Qualcuno fa fatica a pensare a una pianta come a qualcosa di meravigliosamente vivo.

Ci hanno insegnato a scuola che il regno vegetale è inferiore a quello animale e questo ci induce a pensare che una pianta, dal momento che non emette suoni, non si muove, non fa sesso, sia una forma a parte, di serie B.

Molti pregiudizi sulle piante sono stati sfatati dall’osservazione e dalla ricerca scientifica più recente.

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Osserviamo un’Ortensia quando è assetata: le foglie sono reclinate verso il basso. Di solito diciamo che la pianta “è svenuta”; succede a molte piante quando hanno sete. Dopo aver dato loro da bere le foglie tornano al loro posto e, come ben sappiamo, si orientano in direzione della luce per poterla assorbire al meglio. Questo ci induce a pensare che vi sia qualcosa nelle piante che possa essere facilmente paragonato a un primordiale tessuto muscolare. Non viene usato dalla pianta per muoversi, ma per muovere le foglie sì.

La Mimosa pudica ci indica chiaramente quanto possa essere efficiente questo primordiale tessuto muscolare: se sfioriamo le foglie di questa pianta, esse si ritraggono chiudendosi su se stesse in meno di un secondo. Le Piante Carnivore fanno altrettanto, chiudendo la loro bocca per intrappolare un insetto.

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Questa capacità di reazione però ci dice anche un’altra cosa: che la pianta “sente” avverte cioè il fatto che la si tocchi o che un insetto entri nella sua bocca. Cosa che fa pensare, anche qui, a un primordiale sistema nervoso, fatto di sensazioni essenziali, ma pur sempre l’anticamera di un sistema nervoso. Quindi possiamo dire che le piante hanno il senso del tatto; così come hanno la vista, primordiale, essenziale anch’essa, quanto basta per distinguere la luce e orientarsi di conseguenza verso di essa. E avvertono il calore, che fa sì che si risveglino in primavera.

Faccio fatica a pensare che una cozza o una vongola abbiano una vita più dinamica e senziente: mi è più facile pensare invece che un organismo che vanta più di tre miliardi di anni di evoluzione abbia elaborato sistemi di vita ben più progrediti della misera cozza con alle spalle solo 500 milioni di anni di evoluzione. Credo che ci sia ancora molto da scoprire a riguardo, ma intanto possiamo senza dubbio dire che le piante non sono “vite di serie B”.