La melanzana è uno di quegli ortaggi che si raccolgono prima che giungano a maturazione; e non per farlo maturare nelle cassette. Per niente: va proprio consumato acerbo.

Quando è matura infatti la melanzana si svuota e l’interno di annerisce. Diventa spugnosa e immangiabile.
Prima grande scoperta di chi l’ha coltivata per primo: a dispetto di quanto avviene normalmente, va raccolta acerba.
A questo punto si pone un altro problema: avete mai assaggiato una melanzana “cruda”? Se sì, sapete che è tutt’altro che appetibile. Non solo, è pure tossica. Sì perché, come tutte le solanacee (patata, pomodoro, etc) anche la melanzana è ricca di solanina, una tossina dannosa per il nostro organismo che scompare quando il frutto giunge a maturazione. Oppure viene cotto.

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E qui arriva la seconda grande scoperta del coltivatore (o più facilmente della moglie): provare a cuocerla. E con questo tentativo -me lo immagino disperato- ecco che si apre un mondo di sapori. La melanzana cotta è buona sempre: arrostita, saltata, fritta, sott’olio… E da questa scoperta sono nate tantissime ricette, dalla nota parmigiana (che in realtà è una ricetta calabrese), alla caponata.


Resta soltanto una domanda: ma quanta fame doveva avere quel coltivatore che per primo si provò a cuocerla? Perché, oggettivamente, a chi verrebbe in mente di provare a cuocere una cosa che matura è disgustosa e cruda fa anche male? Non per niente si chiama melanzana, parola derivata dall’arabo, ma che venne da sempre intesa come mela insana. Era dunque cosciente mentre provava a cuocerla, la prima volta.
Chi fu questo disperato. ovviamente non è dato sapere: si sa che la melanzana veniva coltivata in India già nella preistoria, ma in Italia (e in Europa) giunse solo nel Medioevo (con annessi consigli per la consumazione).